"REFLECTION"



Il Concept

L'evoluzione fisica degli esseri umani si è fermata circa 25000 anni fa. Ciò significa che, se si potesse tornare indietro nel tempo e portare qualcuno dell'epoca della pietra ai giorni nostri, prima o poi potrebbe imparare la nostra lingua, arrivare sulla luna, cucinare i nostri piatti, costruire un grattacielo. Infatti il cervello è stato impostato già da allora per ogni moderna conquista umana. C'è però un'altra evoluzione di cui si parla poco e meno ancora è tenuta in considerazione dalle “istituzioni”: l'evoluzione della coscienza. Nella coscienza e non nel cervello noi coltiviamo tutte le qualità che fanno la bellezza dell’essere umani: amore, compassione, verità, empatia, curiosità, intelligenza, creatività ...

Come esseri umani non possiamo più aspettarci di evolvere fisicamente, ma abbiamo tutte le opportunità di evolvere nella coscienza. Ogni giorno creiamo nuove storie da “recitare”; alcune sono certo meglio di altre, ma la decisione migliore che possiamo prendere è di andare al di là delle nostre piccole o grandi storie perché sono delle trappole che ci fanno ripetere sempre gli stessi pensieri, credi, abitudini.
Le storie certo ci affascinano, ognuno di noi recita la propria e ci crediamo fieramente. La mia storia (il mio film) definisce me stesso come limitato e separato ego; infatti più si ripete la stessa storia, più la si rinforza e finisce per essere permanentemente parte di noi stessi. Ad esempio, io sono donna, mamma, artista, ex insegnate in pensione. Se tolgo tutti i copioni, gli strati, cosa rimane?

Io ancora esisto, senza tutti questi livelli. L’Essere rimane. La coscienza rimane illimitata, sempre presente consapevolezza (Presenza Consapevole). La nostra vita è una serie di immagini nello schermo che arrivano e svaniscono, ma noi siamo lo schermo (la coscienza che non cambia) che rende possibili tutte le esperienze.
Vivere al livello di pura coscienza e di puro essere è il più creativo dei modi in cui possiamo vivere.
Per tutto questo, con REFLECTION voglio ricordare, in primo luogo a me stessa e poi a tutti quelli che vorranno visitare la mostra e l’installazione, ciò che veramente siamo: qualcosa di più vasto delle nostre piccole o grandi storie.

Perché certo “possiamo vivere in tempi interessanti”, ma ora sta a noi renderli veramente interessanti.

Le opere

REFLECTION, in inglese, significa sia riflesso che riflessione:
Riflessione visiva sulla domanda “chi siamo?”
Riflesso, perché riflette chi si trova davanti all’opera, come uno specchio, che riflette tutto e trascende tutto.

Questi piccoli lavori, racchiusi in sezione aurea, sono dei trittici le cui parti sono delineate dai tre colori nero, bianco e blu.
Sono quadri in plexiglass (materiale scelto per riflettere l’immagine di chi si trova davanti all’opera) di 80x 50 cm costruiti con la proporzione aurea, suddivisi in cinque sezioni, in cui la superfice maggiore, è occupata dal colore indicato nel sottotitolo.
Sono dei trittici in una trilogia di tre colori, il nero, il bianco e il blu, che ho scelto per rappresentare la consapevolezza.
Inoltre ho scomposto le varie parti di queste sezioni auree e mi sono divertita con un colore alla volta, a creare delle piccole opere questa volta di forma quadrata.


BLACK
Nero è lo schermo di ogni televisione, computer e smartphone che quando spenti sono neri e riflettenti come uno specchio appunto, mentre accesi hanno un così forte impatto sulle nostre vite. Nero è anche “The Big Nothing”, pieno di silenzio, amore e gioia. Qui, usato come metafora, è lo specchio che tutto riflette senza giudizi, senza identificazione con ciò che riflette.

WHITE
Bianco è lo schermo su cui le immagini della pellicola cinematografica sono proiettate. Ci piace identificarci con le storie dei film senza pensare che sono solo immagini che passano sullo schermo. La metafora ci ricorda che noi siamo lo schermo vasto e immutabile (la Consapevolezza) e non le immagini con cui ci identifichiamo.

BLUE SKY
L’azzurro, come il bianco, rappresenta ciò che veramente siamo, pura consapevolezza. Qui il cielo rappresenta la consapevolezza e le nuvole, i pensieri che passano. Il gioco o più esattamente la meditazione sta nell’osservare la vastità del cielo e i pensieri che arrivano e passano come le nuvole senza identificarci con essi.


Be Love


Biennale d'Arte 2019
Padiglione della Repubblica di San Marino
Complesso dell'Ospedaletto Barbaria de le Tole, Castello 6691
Venezia (VE) - 09.05 - 24.11

Reflection di Annamaria Bernucci

In un sistema come quello attuale di acconciate e diversificate piste culturali, con nuove tecniche che condividono approcci e materie differenti, non sono molti gli artisti in grado di esprimere un'arte capace di muoversi oltre i limiti materiali, ponendosi in uno stato non ordinario di coscienza. Il dominio presente è quello che vede declinare l’idea di storia come flusso di tempo a favore di un tempo frammentato, dominato dal caso, dove le azioni mirano piuttosto all’immaterialità dell’opera finale che non alla sua durevolezza.

Per Thea Tini ogni suo intervento è un tracciato della propria vita, un’esperienza che conduce più in profondità rispetto alla superficie della materia e alla pelle delle cose o alla consistenza degli oggetti. Attorno ad essi si dispone il suo statuto etico, nello struggente anelito verso la trascendenza, una condizione che è culturale prima di tutto, ma sempre rivolta ad un imparare, a un conoscersi e meditare. Da questa parola chiave che significa (dall'etimo latino mederi) “aver cura di”, parte l’insieme della sua operatività: il meditare è oculatezza e aprire gli occhi alla consapevolezza di sé.

Al centro della ricerca c'è un’altra parola chiave - riflessione- . La riflessione, secondo Aristotele, si ha quando 'intelletto non solo conosce ma è consapevole, sa, di conoscere.

Con Reflection si respira quella spiritualità indefinita che Thea Tini persegue da tempo con ostinato ma consapevole esercizio. Una inusuale levità la muove, tutto si scioglie nell’elaborazione del tema, nell'assorbimento dei dati naturali e sensibili, nel legare coltivate sinergie affinate dalla meditazione.
Composito è l'insieme restituito da Reflection, dato dal vigore di una disposizione installativa, con una serie di opere perfettamente conseguenti, formulate per scelta poetica ed esistenziale, congiunte da un filo conduttore legato al concetto, alla percezione, alla consapevolezza dell'esistenza. Due sono i momenti che si integrano. Le immagini che scorrono e interagiscono dal video con lo spettatore, dove le nuvole scorrono veloci, un tumultuare scarno, spazzate dal vento, ariose e lievi,
in movimento, ma sempre in bilico come se volessero restare e oscurare l’esistenza, schermo di tutte le possibili sembianze, : “… un passaggio figurato tra cielo e terra, in balìa di un impulso invisibile, temporalesche o silenziose, che rallegrano per la bianchezza o rattristano per l'oscurità…” (Fernando Pessoa).

Questa volta Thea Tini si concede ampiezza di sceneggiatura nel creare un sistema interagente tra immagini in movimento (video) e altre immagini su supporti trasparenti, vergate dal colore e da parole incise che emergono dal fondo. Parola e sfondo sono usati in modo avvolgente, in una percezione che si fa atmosferica e metaforica, la trilogia cromatica (l’uso del bianco, del blu, del nero) si dipana in consapevolezza.

Le parole messe in campo, elette a guida di un sentire –amore – pace-, anelano a contenuti veri, sospesi tra spazio e tempo. Sono parole graffite e abrase che escono dalla mano con sapienza acquisita e naturale e che si fanno largo cercando luce dalla compattezza dei colori di fondo, un grido, una voce che esce. Avviene attraverso soluzioni grafiche e oggettuali, essenziali, disaggettivate, tese ad esiti di intensità, verso un ineffabile della vita della coscienza che palpita e che cerca vie di uscita.